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escursioni naturalistiche, culturali e storiche

AREA ARCHEOLOGICA DEI TEMPLI DI PAESTUM

L'Area Archeologica di Paestum, riconosciuta dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità dal 1988, è contenuta da monumentali mura in pietra a perimetro pentagonale inframezzate qua e là da 24 torri d'avvistamento ben conservate, alcune a pianta tonda altre a pianta quadrata, e aperte da quattro porte in corrispondenza degli sbocchi delle due strade principali che s'incrociano ad angolo retto (a Est Porta Sirena, a Ovest Porta Marina, a Nord Porta Aurea, a Sud Porta Giustizia). Le mura si estendevano per una lunghezza di circa 5 chilometri, con altezze vicine ai quindici metri e tra i cinque ed i sette metri di profondità ed esse erano percorse esternamente un fossato di protezione profondo diversi metri e tenuto ricolmo d'acqua. All'interno di queste mura si trova uno dei più ricchi parchi archeologici del mondo, dominato dai 3 templi ma ricco di altre importanti testimonianze storico-artistiche. Il "Tempio di Hera" (anche noto come "Basilica" a causa della quasi totale sparizione dei muri della cella, del frontone e della trabeazione) fu dedicato ad Hera, moglie di Zeus e prima divinità di Poseidonia e risulta essere il più antico dei 3 templi, essendo stato eretto intorno al 550 a.C.. Il tempio è orientato da ovest ad est e si tratta di un Periptero con 9 colonne sui fronti e 18 sui lati in cui sono ancora individuabili il pronao e l'adyton, ambiente inaccessibile ai fedeli; particolari le colonne che, come pure nel Tempio di Cerere, benchè in stile Dorico risultano avere il collarino del capitello decorato di motivi floreali. Il secondo Tempio è detto "di Poseidone" e incarna il più riuscito esempio di architettura greca in Occidente. Costruito intorno al 450 a.C. seguendo lo stile architettonico dorico classico (lo stesso del Partenone di Atene) risulta orientato da ovest ad est. Ha 6 colonne frontali e 14 laterali e, nonostante il nome, si pensa che fosse dedicato alla dea Hera. Infine troviamo il "Tempio di Cerere", costruito verso la fine del VI sec. a.C. nel punto più alto della città, è dotato frontalmente di 6 colonne e di 13 lateralmente e possiede il frontone particolarmente alto, unico in un tempio greco, e unisce in sè 2 stili differenti: il dorico arcaico e lo ionico. Altri punti d'interesse, diciamo "minore", sono il "Templio Italico" (dedicato a Giove, Giunone e Minerva, era posto su un alto basamento al cui centro si ergeva un imponente altare e vi si poteva accedere solo dal lato a Sud tramite un’ampia gradinata), "Il Foro" (edificato dai romani sulla vecchia Agorà Greca), "Il Boleuterion" (o Teatro Greco fu costruito originariamente per ospitare le riunioni del massimo Consiglio della città ed aveva forma circolare prima di essere "segato" dai romani prima sul lato occidentale e poi sul lato settentrionale), "L'Anfiteatro"(destinato agli spettacoli dei Gladiatori e risalente al primo secolo D.C.), "Il Ginnasio"(dotato di piscina per gare di nuoto) e "Il Sacello Ipogeico"(costruzione sotterranea rinvenuta nel 1954 di cui è ignota la finalità, si suppone che si tratti un templio sotterraneo dedicato alla dea della fecondità e fertilità, oppure un cenotafio -una tomba simbolica- realizzata per onorare il fondatore della città). Tantissimi sono inoltre i reperti di enorme valore conservati nel Museo di Paestum e, tra questi, il più popolare è la "Tomba del Tuffatore" le cui lastre dipinte sono l'unico esempio di pittura di età greca della Magna Grecia. Ritrovata nel 1968, si presume risalga al 480 a.C., gli affreschi sulle pareti interne rappresentano un uomo, colto in pieno volo, in un movimento di grande eleganza, che si tuffa verso il mare in un simbolico trapasso tra la terra che lo ha accolto in vità e l'ignoto della morte celato sotto la superficie dell'acqua. La splendente bellezza dei templi, unita alla complessa bellezza del tessuto urbano della città antica e alla ricchezza dei reperti archeologici (prevalentemente oggetti di manifattura greca antica e lucana) custoditi presso il Museo Nazionale, non potranno non toccare la sensibilità artistica, culturale ed estetica di coloro che decideranno di visitare questi luoghi carichi di leggenda.
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SCAVI ARCHEOLOGICI DI ELEA VELIA

L'antica città di Elea (Hyele) fu fondata da coloni greci provenienti da Focea come base di supporto nel Tirreno per gli intensi scambi commerciali che questi intrattenevano con le popolazioni italiche e i più lontani abitanti delle coste del Mar Egeo. Nel periodo di formazione delle colonie della Magna Grecia, Elea assunse le caratteristiche di una città autonoma ed in forte espansione, fino a raggiungere il grado di civiltà che avrebbe dato i natali ai filosofi Parmenide e Zenone. Fu sede di una prestigiosa scuola medica le cui tradizioni e conoscenze sono da molti considerate le radici della Scuola Medica Salernitana. In Età Romana vide mutato il nome in Velia e illustri personaggi tra cui Cicerone e Orazio trovarono Velia una meta ideale per le loro villeggiature. Il declino di Velia giunse con il progressivo insabbiamento dei porti e la fine degli scambi commerciali e della ricchezza economica che questi avevano significato. Con l'avvento del cristianesimo divenne sede vescovile fino al definitivo impoverimento del nucleo abitativo in seguito alle incursioni saracene. In posizione privilegiata sul promontorio in epoca normanna fu costruita la torre ancora visibile a baluardo e per l'avvistamento degli incursori dal mare. Gli Scavi, cui si accede dalla Marina di Ascea, iniziarono nel 1921 ad opera di
Amedeo Maiuri ed hanno riportato alla luce gran parte dell'antica città, facendone ricostruire completamente la pianta. La struttura urbanistica dell’antica Velia risulta articolata in tre nuclei: il quartiere meridionale, il quartiere settentrionale e l’acropoli. La visita all'antica città di Velia inizia dal quartiere meridionale, dove troviamo la Diga Foranea che doveva costituire un molo costruito a 50 metri dalla linea della spiaggia. A questo punto iniziano le mura più arcaiche del VI secolo a.C. fino a giungere a Porta Marina Sud che costituiva con la cinta muraria adiacente la delimitazione della città verso il mare. Superando la porta si entra nella città dove troviamo due insulae e abitazioni di età ellenistica. Imboccando la strada che conduce verso Porta Rosa sulla sinistra troviamo le Terme Imperiali e più avanti abbiamo l’Agorà, zona monumentale costituita da una piazza rettangolare delimitata per tre lati da muri porticati e con il fronte colonnato. Via via che si sale si ammira l’imponenza della strada, la quale ad un certo momento piega leggermente sulla sinistra, offrendo alla vista la visione della Porta Arcaica e di Porta Rosa che comprende l’unico arco greco di età classica che ci sia pervenuto in perfetto stato di conservazione. La costruzione dell’arco è ottenuta con un perfetto studio geometrico (due circonferenze di uguale diametro sono perfettamente tangenti dalla volta al piano di terra). Durante la salita verso l'Acropoli si notano i resti dell'insediamento abitativo più antico della città (540-535 a.C.)e in seguito i resti del piccolo teatro risalente al IV secolo a.C.. Sulla terrazza superiore è il tempio ionico in parte distrutto dalla grande torre del castello normanno. Qui troviamo l’area ove si svolgeva la vita pubblica e religiosa della città, ossia l’Acropoli. Proseguendo si giunge ad una seconda terrazza dov'era un'altra area sacra.

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GROTTE MARINE DI CAPO PALINURO

Capo Palinuro è un caratteristico promontorio calcareo per lo più a picco sul mare con alcune zone depresse che lambiscono la superficie del mare; il suo perimetro è delineato da possenti pareti rocciose che da altezze che in alcuni punti superano i 200 metri s.l.m. prosegue al di sotto della superficie del mare per circa 50 metri con stupende pareti ricche di vita. Nota fin dalle epiche gesta narrate nell'Eneide da Virgilio, questo tratto costiero che s'allunga nel Tirreno Meridionale rappresenta uno dei gioielli naturalistici del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Splendido scorcio costiero grazie al continuo susseguirsi di calette, grotte e spiagge di unica bellezza, nasconde tesori faunistici grazie al persistere di un'ambiente marino incontaminato: caratteristiche fioriture del corallo rosso, gorgonie gialle, verdi e rosse, e ancora aragoste e granchi, cernie, dentici e ricciole.
La particolare consistenza dell'ammasso roccioso ha favorito il fenomeno carsico e l'erosione, fenomeni accentuati anche dalla presenza di acque sulfuree e sorgenti idrotermali che hanno creato un'ambiente estremamente diversificato e con un alto numero di cavità sommerse: le 35 grotte di Capo Palinuro infatti rappresentano uno dei principali poli di interesse speleomarino in Europa. Tra queste meraviglie òa più conosciuta e anche la più visitata è la "Grotta Azzurra", lunga 85 metri e larga 90, che si trova all'altezza di Cala Guarracini e attraversa la parte settentrionale di Capo Palinuro. Caratterizzata da un carico color turchese derivante dal gioco di rifrazione della luce del sole filtra da un'apertura in profondità e dipinge in maniera unica queste pareti rocciose ricche di colate alabastrine e colonne stalatto-stagmitiche. Altra Grotta molto conosciuta è quella "d'Argento" che si trova più a Sud, a Cala Lanterna, le cui pareti subiscono di riflesso il colore del prezioso metallo che assume l'acqua per il miscelarsi dell'acqua marina con la densa acqua sulfurea. Tra le altre ricordiamo ancora la "Grotta dei Monaci", cosi chiamata per le numerose formazioni stalagmitiche che richiamano le sembianze di un gruppo di monaci in preghiera, la "Grotta Preistorica o delle Ossa", i cui sedimenti fossili testimoniano la frequentazione di uomini primitivi, la "Grotta del Sangue", così chiamata per l'intenso rosso che si accende sulle sue pareti, e la "Grotta Sulfurea" dove il fenomeno idrotermale caratteristico delle cavità marine di Palinuro diviene più evidente e percepibile.
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OASI WWF GROTTE DI MORIGERATI SUL BUSSENTO

Un angolo paradisiaco del Cilento a pochi chilometri dalla costa del golfo di Policastro. Le cascate, le sorgenti di acqua cristallina, i piccoli laghetti e il mulino seicentesco, da cui sgorga una cascata d'acqua sorgiva, fanno di questo luogo uno dei più belli della provincia di Salerno. L'Oasi di Morigerati gestita dal WWF Italia in convenzione con il comune di Morigerati, offre al turista interessato un itinerario turistico alternativo e interessante. Creata nel 1985 a protezione della fauna e per la conservazione del territorio e delle biodiversità, l'oasi sorge nel perimetro territoriale di Morigerati estendendosi per 607 ettari. Da visitare la grotta di origine carsica del Bussento dove il fiume fuoriesce dal percorso sotterraneo riprendendo il suo cammino all'estero. Da segnalare, inoltre, l'importante iniziativa promossa dall'amministrazione comunale del paesino di Morigerati che ha deciso di trasformare l'intero paese in albergo. Sono circa 100 le case messe a disposizione dai residenti per chi vorrà pernottare a Morigerati. Ai turisti viene fatto scegliere il pacchetto del soggiorno che comprende anche prima colazione e cena nei ristoranti e pizzerie del posto e anche trasporto da e per l'aeroporto di Napoli e per le località più suggestive dell'area cilentana.

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ROSCIGNO VECCHIA

"Roscigno, abitanti tre, due donne e un uomo, sono rimasti solo loro, non sai se tenaci o rassegnati, in quello che può definirsi un paese fantasma, popolato ormai solo da ricordi e suggestioni, spaccato di una civiltà che muore affogata nel nuovo, ma che conserva una dignità fatta di cose semplici e di una fragranza di antico...". E' un giovane cronista del mattino, Onorato Volzone, rimasto ammaliato dalla bellezza del posto, a raccontare per la prima volta di Roscigno. Paese del Cilento interno, ubicato su una bassa collina ai piedi dei monti Alburni. Abbandonato agli inizi del secolo scorso per effetto di due ordinanze emanate dal genio civile che imponevano l'evacuazione di quegli insediamenti a rischio di frane per la natura argillosa del terreno. Un monumento a cielo aperto, come usare definirlo Giuseppe, l'unico abitante di Roscigno che ama accogliere i visitatori curiosi raccontando la storia del borgo. Qui ritroviamo quasi intatta la struttura urbanistica dei paesi cilentani, con i palazzotti, le cappelle signorili, le case povere abitante un tempo dai contadini e una chiesa del settecento. Oggi la storia di questo borgo rivive attraverso le fotografie storiche e i tanti oggetti di vita rurale raccolti e conservati nel museo della casa contadina allestito nei locali restaurati di una ex casa colonica e del vecchio municipio.

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GROTTE DI CASTELCIVITA

Alle porte del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, in provincia di Salerno, le Grotte di Castelcivita costituiscono, con i loro 1700 metri di percorso turistico su un totale di circa 5000, uno dei complessi speleologici più estesi dell'Italia meridionale.
Il sistema di cavità sotterranee, anche noto come "Grotte del Diavolo", "Grotte di Spartaco" o "Grotte Principe di Piemonte", si apre a circa 94 metri di altitudine, tra le rive del fiume Calore ed il versante sud-occidentale dei Monti Alburni, mostrando da subito un suggestivo scenario di gallerie, ampi spazi e strettoie, scavate dall'azione millenaria dell'erosione carsica. Le Grotte di Castelcivita si sviluppano lungo un unico ramo principale da cui, in più punti, si disserrano brevi diramazioni secondarie. Il sistema ipogeo si presenta suddiviso in due diversi settori, separati da un dislivello positivo di circa 5 metri denominato "Salto".
La risalita dei gradoni del "Salto " consente di passare da un percorso propriamente turistico, ad un percorso fuori sentiero che, attraverso spettacolari ambienti concrezionati, adorni di imponenti ed eccentriche formazioni calcaree, conduce fino ad un ampio bacino idrico definito "Lago Terminale".
Dopo numerose esplorazioni speleologiche, documentate già a partire dalla fine dell'Ottocento, nel 1972,le grotte di Castelcivita acquistano una notevole rilevanza paleontologica, grazie alla localizzazione di interessanti
depositi archeologici, proprio all'ingresso della cavità. Dall'analisi dei reperti recuperati (strumenti in pietra e resti fossili) si è potuta accertare una frequentazione umana del sito risalente a circa quarantamila anni fa.
Il fascino delle testimonianze relative alle abitudini di vita dell'uomo preistorico e la suggestione di straordinari fenomeni naturalistici e geomorfologici, realizzano, all'interno delle grotte di Castelcivita, l'incanto di un surreale paesaggio sotterraneo ancora attivo, in cui l'incessante stillare delle volte, continuando a formare stalattiti e stalagmiti, accompagna il cammino di numerosi visitatori durante tutto l'anno.

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GOLE DEL CALORE

Il fiume Calore salernitano scorre nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Nasce dal Monte Cervati, il massiccio più imponente della Campania (alt. 1898 Mt. s.l.m.), e si unisce al fiume Sele a circa 8 km dal Mare di Paestum. Lungo ben 62 km, il Calore attraversa, nella parte alta, cinque gole di eccezionale bellezza paesaggistica e di notevole interesse naturalistico.
La seconda gola, situata nel comune di Felitto, oltre che dall’alto con sentieri di trekking, è visitabile anche dall’interno con percorsi fluviali.
Nel periodo estivo, grazie alla presenza di uno sbarramento artificiale che rallenta il flusso delle acque, è possibile organizzare escursioni in canoa o in pedalò che offrono una singolare prospettiva della natura più selvaggia e incontaminata.
La lontra, assoluta regina delle acque limpide, la trota fario, il merlo acquaiolo, il martin pescatore, la bellissima salamandra dagli occhiali sono solo alcuni dei tanti animali che abitano le gole. Ricca di proprietà officinali e di curiosità interessanti è altresì la sterminata flora che sovrasta il fiume. Non da scartare è l’ipotesi che il nome "Felitto" derivi proprio dall’abbondanza di felci presenti nel sottobosco.
Le Gole del Calore hanno ormai vasta risonanza, ed anche a livello europeo. Il verde impenetrabile del bosco, la millenaria foggiatura della bianchissima roccia calcarea e le numerose specie faunistiche hanno attirato l’attenzione di molti studiosi, turisti e ricercatori.
Lasciarsi suggestionare dalla magia del paesaggio, abbandonarsi alla forza rigeneratrice della natura è qualcosa di più che passare una giornata diversa

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